lunedì 22 settembre 2014

Il 2014 italiano e il 1984 di Orwell

Il panorama politico italiano è diventato la trasposizione nel reale del "1984" di Orwell: ogni partito come i "super-stati", ogni partito come "il" Partito (il SocIng), narra la "sua" verità con la sua neo-lingua. E ha addirittura la sua versione della storia e del passato.



Gli esempi delle differenti versioni della stessa realtà sono eclatanti in questi ultimi giorni:
- il Berlusconi che si dice martire e statista, baluardo della libertà contro i comunisti e le toghe rosse, benedice Renzi sulle nuove proposte di legge e lo dichiara "bandiera che rappresenta l'Italia e sventola nel mondo";
- il Renzi del jobs act e dei 1000 giorni parla di "precarietà" e "svolta" come se le due parole fossero sinonimi. Ed è l'unico nell'azienda paterna a non essere precario e avere la pensione garantita;
- il Grillo dello psiconano, onesto e rivoluzionario, duro e puro contro la partecipazione in tv. Con il suo partito-azienda appiattito sul parlamentarismo peggiore e sui format berlusconiani de "Le Iene" e "Striscia la notizia", con una dichiarazione dei redditi che passa da 0 a 300mila euro in un anno, una marcia su Roma annunciata più volte senza successo e la capacità di cancellare, dopo le elezioni europee, tutto quello che era stato dichiarato in precedenza. E di inventare il passato...(celebri le false frasi attribuite a Pertini e Berlinguer).

Le posizioni cambiano ogni giorno come se sfogliassero un volume illustrato del Kamasutra: un giorno da soli e un giorno con quel partito, un giorno puri per il bene degli elettori e l'altro promiscui per...garantire, agli stessi elettori, un futuro.

Su Internet è così facile creare delle realtà e cancellare la memoria dei fatti indesiderati e sostituirli con quelli che il "tuo" Partito vuole che si ricordino.
Ed è noto come sui media mainstream sia facile far passare come resoconto dei fatti o, mal che vada, una delle versioni dei fatti, quella che è una versione artefatta della realtà.

Ma anche i media classici e i tanti siti Internet che si dichiarano indipendenti non sono altro che l'eco di questo o quel partito o movimento: tutta la storia della libertà di Internet, della Rete che smaschera sempre le falsità, crolla come un castello di carte. Le teorie sulla società liquida non reggono, tutti cerchiamo la nostra nicchia ecologica, i nostri link e la nostra rete si basano su questo o quell'interesse comune.
Le persone attendono, come spettatori, come consumatori di notizie fatte a loro forma: chi conosce lo stomaco degli elettori sa quale piatto gli è più gradito e se farlo servire da un cameriere, a buffet o dallo chef in persona.
E in un'epoca in cui non c'è pasto che non venga fotografato e postato su facebook prima di essere mangiato, così le persone si trasformano in prosumer, cioè produttori-consumatori, e la verità prodotta e impacchettata si trasmette ancora più velocemente.

"Così, per esempio, se si ribaltano i fronti e l'Eurasia diventa improvvisamente alleata dopo esservi stati in guerra fino a un momento prima, nessuno deve rilevarne la contraddizione e portare memoria della precedente ostilità, per cui diverrà vero che l'Eurasia è sempre stata alleata dell'Oceania e che non vi è mai stata inimicizia tra i due stati" (fonte: Wikipedia)

lunedì 25 agosto 2014

Docce gelate

La storia delle secchiate d'acqua ha qualcosa di strano. Nella modalità scelta.

Ma in fondo, è un gesto 'immediato': la secchiata è una azione di appena 2 secondi, ma te la senti addosso come se l'avessero fatta a te; (ti) colpisce e vuoi saperne di più, vuoi capire perché Zuckerberg, Gates e altri stanno facendo queste sfide.


Prende molte più generazioni: certo, mia nonna direbbe 'chi so sti rincojoniti?' ed eviterei di farlo vedere ad un bimbo di pochi anni per il rischio emulazione e conseguente broncopolmonite.

Ma la modalità, che riprende quel gioco di pochi mesi fa in cui i teenagers si 'nominavano' dopo aver bevuto in pochi secondi una pinta di birra, 'acchiappa' appunto i teenagers e i loro genitori: cioè quelli che stanno più su Internet, che più mettono like e re-twittano, quelli che più fanno 'girare' e...che più partecipano.

Insomma, è una idea ottima per raccogliere fondi per combattere la SLA. E soprattutto per parlarne a livello mondiale: per anni abbiamo visto un disinteresse totale verso questa malattia (se ne parlava una volta all'anno, gli ultimi 2 anni, nella campagna Telethon) che colpisce persone tutte diverse tra di loro (all'inizio si pensava fossero solo calciatori e che la causa fosse legata al doping o alle vernici usate per le linee dei campi di calcio).

L'associazione americana ALS ha ricevuto ben 31.5 milioni di dollari, rispetto ai nemmeno 2 milioni di dollari dello scorso anno!
Che dire? Staremo a vedere e speriamo bene.

PS: sembra che l'idea nasca da Pete Frates, ex promessa del baseball malato di SLA. La SLA (Sindrome Laterale Amiotrofica) è detta anche Sindrome di Lou Gehrig, dal nome del giocatore di baseball che si ritirò dal campo quando non fu più in grado di affrontarlo fisicamente, nel 1941 all’età di 39 anni e dopo oltre 2130 partite consecutive in Major League.

POSTILLA
Le donazioni in Italia sono a 100mila euro, pochissimo rispetto agli 11,7 milioni di euro di Telethon fatti in pochi giorni di 'maratona'.
Negli USA ho da una parte Obama che non si 'piega' alla sfida e fa comunque una lauta e 'silenziosa' donazione e dall'altra parte, ho milioni di donatori. In Italia hai un Renzi che va su tutti i giornali, ha un bel ritorno mediatico, ma oltre ai 'like' otteniamo poco.
Qualcuno fin dall'inizio ha criticato l'iniziativa, con le sue rispettabili ragioni: ci sono troppi vip, in particolare politici, che ne 'approfittano'...cosa che succede sempre, anche per tutti quelli che partecipano ad altre iniziative, ma il confronto tra il ritorno mediatico di questi singoli e le donazioni alla AISLA è un sintomo preoccupante del livello morale della nostra società.

lunedì 21 luglio 2014

Utoya - incubi, sogni e l'utopia di una generazione diventata realtà

Alcuni anni fa, mentre vagavo da un link all'altro, mi sono ritrovato davanti a questa foto.


Chiaramente un fake, un'immagine photoshoppata. Ma quell'immagine rimase scolpita nella mia mente. Sarebbero dovuti passare degli anni prima di leggere le cronache di una strage, leggere il nome di un'isola lontana, lassù, nei mari del nord Europa, e ricollegare il ricordo di questa immagine passata davanti agli occhi per un breve lasso di tempo.

Utopia, un'isola immaginaria. Utoya, l'orribile realtà.

I ragazzi che nel Luglio 2011 andarono su quell'isola avevano tra i 13 e i 25 anni.

(la lista delle vittime di Utoya e Oslo)

Adoloscenti.
Adoloscenti impegnati.
Adolescenti impegnati politicamente: impegnati socialmente ce ne sono, relativamente, molti. Ma questi ragazzi erano impegnati per uno specifico partito, avevano degli ideali e dei valori specifici.
Quanto di più contraddittorio rispetto al panorama europeo, che vede al massimo giovani impegnati politicamente, soprattutto nei cosiddetti movimenti.

All'opposto, un altro ragazzo: Anders Behring Breivik, fa prima scoppiare una bomba ad Oslo, poi raggiunge l'isola travestito da poliziotto. I ragazzi, vedendolo, penseranno che sia venuto in loro soccorso: Breivik sa che così potrà avvicinarsi e sparargli con calma.

mercoledì 25 giugno 2014

Fanfulla, ovvero il mio alfabeto emotivo

Fanfulla, ovvero il mio alfabeto emotivo
(e scusate la sparsitudine delle lettere messe a caso)

I: qualche giorno fa, una discussione al lavoro e un po' di tensione dialettica con una persona. Dopo un po' si calmano gli animi e quella persona mi fa "mi dispiace se prima abbiamo interagito". Rispondo che "noi interagiamo sempre, anche adesso stiamo interagendo". Questo scambio mi ha fatto pensare che, come la parola discutere ha ormai solo una valenza negativa, così si tende a vedere l'interazione come un pericolo, una malattia da scongiurare.
Ecco, uno dei tanti meriti del Fanfulla è proprio questo, essere un luogo di Interazioni.



venerdì 30 maggio 2014

La narrazione tossica del leader

La narrazione è un punto fondamentale della strategia politica.
Se ben studiata, preparata, diventa determinante per il successo di un partito o di un politico.
Se chi narra interpreta anche il giusto personaggio e sa muoversi opportunamente sul palco-mondo, può determinare non solo le proprie sorti, ma anche le sorti di un intero paese.
La cosiddetta politica emotiva (1) nasce negli USA intorno agli anni 20 e verrà testata con successo nella Germania di quegli stessi anni: arrivata all'apice delle scienze e della filosofia, il giovane Hitler riesce ad imporre la paura del diverso e a guidare un'intera nazione verso il nazismo.
Ancora negli anni 80, viene assegnato ad un uomo, noto fino ad allora per alcuni ruoli di attore ad Hollywood, il compito di riportare al successo il Partito Repubblicano americano: Reagan diverrà così 40° presidente degli USA e con la bufala della trickle down economy (2) riuscirà a conquistare gli americani e a distruggere quel poco che esisteva di sindacato americano.
Inizio degli anni 90: con la storia del grande imprenditore operaio che vuole il bene degli italiani ma che è ostacolato dai giudici comunisti, inizia il ventennio berlusconiano.
Infine, e siamo ad oggi, seconda decade del XXI secolo, da un vero palco e dal suo blog, un ex comico prestato alla politica reinterpreta la massima primus inter pares dell'imperatore romano Augusto, traducendola nel più orecchiabile uno vale uno.

(Cliff Pickover)


Sia chiaro che la politica emotiva e la strategia della narrazione politica non hanno colori: Obama negli USA e Vendola in Italia, sono chiari esempi dei tentativi, a volte perseguiti con successo, dell'utilizzo di questa tecnica.
Ma così come può appartenere ad un qualsiasi schieramento chi utilizza le tecniche della politica emotiva, può essere differente il messaggio: non possiamo dire che la politica emotiva sia di destra o di sinistra, né che ad utilizzarla siano solo certi personaggi...ma il messaggio può essere molto diverso.


giovedì 29 maggio 2014

La settimana elettorale: tre giorni di silenzio e poi la resurrezione

Ci avete fatto caso? Oggi si è interrotto il silenzio di Grillo&Co.

Per mesi a dire che con queste europee avrebbero vinto e stravinto, che Renzi se ne sarebbe dovuto andare a casa...#vinciamonoi. Poi, la batosta.
L'evoluzione nel M5S è avvenuta in 3 giorni:
- Lunedì: la crocefissione, fermi al 20% contro un inatteso 40% del PD.
- Martedì: il silenzio, Grillo aka "la Madonna", riunito in preghiera coi suoi.
- Mercoledì: l'assunzione in cielo, volo con Salvini dalla Le Pen e Farage.


Tre giorni.
Poi. La resurrezione. Con tanto di "nuove verità", di parole che vogliono cambiare la realtà dei fatti:

lunedì 19 maggio 2014

Tutto il mondo è paese - Vigo

Pubblicato il 19 Maggio 2014 - UPDATE del 15 Dicembre 2014

Dopo aver parlato di economia e questioni sociali in Germania e in Polonia, rispettivamente locomotiva e paese emergente nel panorama europeo, andiamo a Vigo, in Spagna: un pigs (i paesi dell'Europa meridionale più colpiti dalla crisi economica mondiale), rispetto ad altri paesi dello stesso gruppo, non sembra risentire di rigurgiti estremisti e xenofobi (vedi Alba Dorata in Grecia) ma è colpita dalle leggi conservatrici del governo.
Oggi incontriamo Maite: originaria di Madrid, professoressa di musica di Vigo, un figlio, ci parlerà della vita in Spagna al tempo della crisi e dei movimenti di lotta all'austerity.

(clicca sull'immagine, la notte a Vigo è stupenda!)

Ciao Maite, partiamo proprio dalla situazione politica: il Partito Popolare al potere si sta facendo notare per la sua politica di forte stampo conservatore, una sorta di controriforma alle leggi di Zapatero. Penso soprattutto alla proposta di legge sull'aborto. Le manifestazioni, contro queste politiche e contro la crisi, sono all'ordine del giorno. Nonostante questo, la sinistra non riesce a guadagnare consensi e sembra aver perso il suo appeal. Come è possibile?
Volendo spiegare la situazione in poche parole, possiamo dire che l'elettorato di sinistra non vota perché pensa che la crisi sia stata gestita male dai socialisti, mentre l'elettorato di destra è poco informato e poco critico. L'elettore di destra medio è quello che dice "sono tutti uguali" ma è pronto a votare a destra.

Però non ci sono solo due partiti...ad esempio sentiamo parlare spesso del Partito Basco.
Certo, non ci sono solo questi due partiti e bisogna considerare altri fattori. Ad esempio il fatto che la nostra legge elettorale dà un premio la maggioranza, cosa per me positiva, e che la circoscrizione di base è la provincia. In questo modo certi piccoli partiti, molto rappresentativi a livello locale, superano la soglia di sbarramento e riescono a far eleggere dei rappresentanti in Parlamento.
Penso soprattutto ai partiti nazionalisti, ad esempio il PNU, cioè il Partito Nazionalista Basco.
Un mito da sfatare è proprio quello del Partito Nazionalista Basco: la cultura popolare è stata molto influenzata da questa idea che i partiti nazionalisti locali siano buoni in quanto erano illegali sotto la dittatura di Franco, come accadeva per i partiti di sinistra. ma si tratta di partiti nazionalisti molto conservatori e reazionari!
Sono presenti inoltre un partito di destra, il cui leader è una persona che anni fa fu sequestrata dall'ETA, e un partito di sinistra, l'UPYD, formato da intellettuali, ad esempio Fernando Xavater (qui una biografia lunga, qui una più breve) e politici fuoriusciti dal PS.

(Fernando Xavater)

Quindi, il Partito Socialista non riesce ad attrarre i vecchi elettori...e i Popolari? Come possono avere tutto questo potere? E perché c'è questa offensiva conservatrice?
Con le ultime elezioni, Rajoy ha ottenuto la maggioranza assoluta in Parlamento. E poi cavalca la crisi con la solita scusa, il classico "È necessario". Ha cominciato a toccare temi che non c'entrano niente con lavoro ed economia...dalle pensioni all'aborto, passando per l'insegnamento!

(Mariano Rajoy)

domenica 4 maggio 2014

Su come Renzi segnò tre pappine su assist di Pelù

Quindi, ricapitolando...Renzi approfitta dell'assist di Pelù, facendo almeno tre gol:

1 - ribadisce il concetto che il governo non si può attaccare: perché è il governo dell'ultima spiaggia dopodiché vendiamo l'Italia su eBay, perché se non sei un critico accreditato o se sei milionario non puoi parlare di lavoro/disoccupazione/politica;

2 - sposta l'attenzione e il dibattito sullo scambio di battute Pelù-Picierno, eludendo l'analisi (e la critica) di quanto prevede il jobs act, su delle "cosucce" tipo: niente più assunzione obbligatoria, per le imprese che sforano il tetto massimo del 20% di contratti a termine sul totale, ma solo una sanzione economica ed è stato inoltre elevato da 30 a 50 dipendenti la soglia dimensionale delle aziende al di sopra della quale vale in vincolo di trasformazione del 20% dei contratti.
E, su tutto, la copertura di questi 80 euro.

E dulcis in fundo, l'apoteosi del rigiramento della frittata

3 - rigira la critica di Pelù dicendo "Pelù ce l'ha con me perché non gli ho fatto fare l'estate fiorentina" e si scorda dei "suoi problemi fiorentini": dobbiamo infatti ricordare a Renzi che Pelù non faceva, di sua volontà, l'estate fiorentina:
"A gennaio del 2007 l'amministrazione Domenici conferì al rocker la nomina di direttore artistico dell’Estate Fiorentina 2007[]L'anno successivo l'assessore di allora avrebbe voluto di nuovo Pelù, ma il cantante non venne. Nel 2009, quando Renzi diventò sindaco, Riccardo Ventrella, che non percepiva stipendio, fu nominato direttore artistico."
già dalla precedente giunta Domenici (avventura già cominciata male, vedi qui) e che la Corte dei Conti potrebbe richiedergli di risarcire giusto 816 mila euro di danno erariale causati mentre era alla guida della provincia.

Pelù, da animale da palco qual è, ha sicuramente sbagliato la modalità e i temi intrecciati: iniziare un proclama, da quel palco, parlando di "Renzi boy scout di Gelli" e di "non eletto" ha praticamente azzerato il significato di quanto detto successivamente sugli 80 euro e il discorso è diventato ancora più confuso quando ha parlato di voto di scambio e di mafie.

"[] può darsi pure che sia un pedofilo e un tossicodipendente, sicuramente non fa la raccolta differenziata e magari ha pure evaso le tasse.Ma ripeto: non me ne frega niente.Quello che invece mi importa – e che mi fa un po’ impressione – è che nell’Italia in cui “questo governo è l’ultima spiaggia”, quindi tutti dietro sennò chissà cosa succede, non si possa dire più niente contro il capo del governo, altrimenti si è sepolti.Si chiama pensiero unico, lesa maestà, conformismo di regime. Chiunque sia al governo, chiunque sia lo stronzo che osa una direzione contraria in pubblico."
P2 significava "propaganda 2"...ora: Renzi non sarà il boy scout di Gelli, ma ha dimostrato più volte come stia percorrendo a grandi tappe il solco tracciato da Berlusconi e, soprattutto, ha dimostrato le sue capacità "taumaturgiche" che gli hanno permesso di imporre le sue mani e infondere le sue abilità comunicative agli accoliti del PD...noti per l'incapacità nel gestire dibatti e mass media.


Questa storia ci conferma quello che già in tanti sapevamo: che il berlusconismo non muore con Berlusconi...si adegua, si adatta ai tempi che cambiano.
E che Renzi, presidente della Große Koalition italiana, è un naturale prosecutore della politica berlusconiana: quella politica che approfitta del bisogno degli italiani di avere una speranza per il futuro per far diventare accettabile qualunque scelta politica.

mercoledì 30 aprile 2014

Tutto il mondo è paese - Cracovia

La Polonia dei libri di storia e delle storie di tante badanti.
La Polonia troppo vicina all'Ucraina o degli accordi con la NATO o con la UE.
Ma la Polonia, che fonda ancora buona parte dell'economia nel settore agricolo, dove nelle zone rurali ci sono importanti sacche di povertà, sta anche riuscendo nel tentativo di creare tutte le condizioni necessarie per attrarre investimenti stranieri (qui alcuni dati economici e politici per avere una visione di insieme del paese).

Oggi siamo a Cracovia, seconda tappa della serie di post "Tutto il mondo è paese" (qui la prima tappa) che ci accompagnerà verso le elezioni europee, e vedremo di scoprire alcuni lati nascosti di questa città e di questo paese.


Ad accompagnarci sarà Magda Kufrej: laureata in giornalismo con un joint program delle Università di Aarhus (Danimarca), Amsterdam (Olanda) e City University London (UK), Magda ha anche una laurea in Relazioni Internazionali conseguita presso la University of Economics di Cracovia. Ha lavorato per due anni come reporter del quotidiano polacco Dziennik Polski e attualmente lavora presso l'ufficio stampa dello European Research Council, un ente scientifico finanziato con fondi pubblici, con sede a Bruxelles.
Ho conosciuto Magda alcuni anni fa, durante una sua vacanza a Roma, e l'ho reincontrata, di nuovo a Roma, quando era impegnata con la sua tesi sul turismo religioso, durante i giorni della beatificazione di Wojtyla.

martedì 29 aprile 2014

Lost in canonization o di come proseguii a ridere degli altri

E fu così che sopravvivemmo anche a questa canonizzazione. Anzi, queste canonizzazioni.
Dice "ci siamo risparmiati un giorno di canonizzazione!". Eh sì, ti viene quasi voglia di ringraziarli, che ne hanno messe due in una sola giornata!

La settimana era cominciata bene, con la mostra di Pasolini che vi avevo invitato a vedere nel precedente post, dopo l'ennesimo tentativo di utilizzare le sue parole sui poliziotti per giustificare le violenze dei poliziotti durante gli sgomberi. Un post in cui parlavo di bufale e della loro immortalità. È proseguita peggio, con la notizia della mozione per vietare i cortei in centro, provvedimento passato al Comune di Roma con i voti di Pd, Lista Civica Marino, Nuovo Centro Destra, La Destra, Fratelli D'Italia e Movimento 5 Stelle. Contrari i consiglieri di Sel.

Questo 25 Aprile, giorno della Liberazione, è stato ridotto alla vigilia della canonizzazione. Certo, l'occasione per la risata scappa sempre, specie se ci viene ricordato che il 25 Aprile dovremmo liberarci dai "fate girare":


Ma è un sorriso che dura poco. Ovviamente, di nuovo, causa bufale.

martedì 15 aprile 2014

Su Pasolini, i tori e le leggende metropolitane

Dice che la storia si ripete. Sempre.
E lo stesso accade, di conseguenza e in misura più perversa, per le leggende metropolitane.

In alcuni casi, si tratta di fantasie spacciate per fatti reali, corredati da dati verosimili: da quanto tempo si parla della storia del latte scaduto e rivenduto?
In altri casi, un fatto realmente accaduto è corredato da anni da quella verità, per quanto sia noto che le cose siano accadute diversamente: chiedete ai vostri nonni e genitori se credono all'innocenza di Gino Girolimoni, poi ne riparliamo!

Ecco, la storia di Girolimoni nasce all'inizio del secolo scorso, tempi in cui la radio si faceva strada in Italia e non si parlava di televisione. Tempi in cui non c'era Internet!
Oggi, i social network, non fanno altro che continuare ed amplificare quella tradizione.

Come esempio del primo caso, prendete questa foto che gira da anni su faccialibro e il testo che solitamente lo accompagna: "Un torero, nell’arena ancora intrisa di sangue e dolore, incrocia lo sguardo del suo rivale, il toro, e, guardando negli occhi l’animale, si commuove. In un istante, grazie ad uno sguardo fulminante e magico, il celebre torero si pente e cambia vita. Grazie a quel pentimento operoso e carico di pietà il torero oggi è diventato un attivista animalista."


Ovviamente è una bufala, come possiamo leggere quiqui e qui:
"L’unica cosa vera è che Munera ha smesso di fare il torero quando aveva 18 anni. Ma non perché commosso. Ha smesso perché il toro l’ha fatto smettere. L’ha incornato procurandogli una lesione alla spina dorsale, costringendolo alla sedia a rotelle.
Il testo è in realtà una parafrasi di una parte di un articolo di Antonio Gala Velasco per El Pais.
La foto (che non ritrae Munera ma Francisco Javier Sanchez Vara) non rappresenta affatto una scena di commozione. E’ il Desplante, una posizione tipica delle corride."

Insomma, l'apoteosi della sòla: un gesto che rientra nel cerimoniale tipico di una corrida viene fatto passare per l'equivalente della conversione di San Paolo, un torero che si è ritirato dalle corride per un incidente viene glorificato a nuova star animalista con tanto di agiografia illustrata
Basta mettere insieme un po' di fatti, scorrelati ma credibili, per tirare fuori una storia incredibile...e falsa!

In Italia abbiamo anche un triste esempio del secondo caso di leggenda metropolitana.
Da anni reazionari di ogni specie prendono le parole de "Il PCI ai giovani!!" di Pasolini scritte dopo i fatti di Valle Giulia, con uno scopo e in momenti precisi: ad ogni manifestazione con tanto di scontri con la polizia, per dimostrare che la persona veramente di sinistra è solidale con le forze dell'ordine, incarnazioni del vero figlio del popolo, e disdegna gli pseudo-alternativi figli di papà che non hanno niente da fare se non provocare ed attaccare le forze dell'ordine.


Invito tutti a rileggersi quella poesia e poi a farsi due risate leggendo quanto accaduto i giorni scorsi: la pm, Nicoletta Quaglino inizialmente recita il discorso fatto da Marco, il ragazzo che disse pecorella ad un carabiniere durante le manifestazioni no-tav, prosegue ricordando la sua passione letteraria giovanile per Pasolini, per affermare infine che lei sta con il carabiniere.
"Chiederà 6 mesi di reclusione per Marco. Sei mesi. Per aver detto “pecorella”"

Poi, se vi va, andatevi a vedere la mostra dedicata a PPP a Roma. E ci faremo un po' di risate miste a tanta commozione.

Aggiornamento: riferendosi al poliziotto che ha schiacciato una ragazza, scambiandola per uno zainetto e in stile citopasoliniano arriva anche l'intervento del prefetto di Roma, su Repubblica, dopo le violenze del 16 Aprile alla Montagnola a Roma (evidenzio in grassetto il passaggio cruciale):

"Perché lo ha fatto, dunque?«Forse per dare una mano ai suoi colleghi. Per la frenesia e la frustrazione di chi, improvvisamente, si sente bersaglio alla mercé di chi, i manifestanti, è chiamato a tutelare. Non voglio essere retorico. Ma provi a immaginare. Per 1.200 euro al mese, lei è per strada per difendere il diritto di manifestare di qualcuno che, al contrario, la battezza come bersaglio simbolico della sua personale guerra. Succede in piazza, succede allo stadio... ».

giovedì 27 marzo 2014

Tutto il mondo è paese - Amburgo (2)

Prosegue la serie "Tutto il mondo è paese", con la seconda parte dell'intervista a Julian Finn su quanto accaduto recentemente ad Amburgo.

Nella prima parte dell'intervista (ancora non l'avete letta? eccola qui!), le politiche sull'immigrazione e per l'edilizia residenziale si sono tradotte in leggi razziste e volte alla speculazione e alla gentrificazione, innescando una serie di proteste che hanno coinvolto inizialmente immigrati e ai movimenti contro la gentrificazione.
La decisione di creare una zona protetta (Gefahrengebiete) in cui sostanzialmente venivano negati i diritti costituzionali degni di un paese democratico, ha gettato benzina sul fuoco (trovate qui una guida divertente e semi-seria, in tedesco, con una descrizione delle zone e della storia della città, aggiornata fino ai fatti recenti!).
In questa parte dell'intervista, scopriamo con Julian le radici del problema: la mancanza di una differenza nella proposta politica di destra e sinistra e di politiche sociali degne di questo nome ad Amburgo sono il riflesso di quello che accade a livello di governo nazionale.
Il simbolo della rivolta ad Amburgo (fonte: Wikipedia)

Una nota divertente: il simbolo utilizzato per la rivolta è stato il klobuerste (lo scopino per WC).
"I manifestanti hanno adottato lo scopino come simbolo satirico di sfida, dopo la diffusione di un video in cui ad un uomo incappucciato veniva confiscato dalla polizia uno scopino per WC"

Il panorama della città si è quindi arricchito in quei giorni di manifestanti che gridavano "Klo, Klo, Klobürsteneinsatz" (Klobürsteneinsatz suona un po' come "usa lo scopino"), mentre l'accessorio da sanitario compariva faceva la sua apparizione anche in graziose installazioni 3D!

lunedì 24 marzo 2014

Tutto il mondo è paese - Amburgo (1)

Da oggi inauguro una serie di post dal titolo "Tutto il mondo è paese".
L'avvicinarsi delle elezioni europee ha accelerato il bisogno di mettere su carta i pensieri che ho raccolto negli ultimi mesi, leggendo le notizie di quanto sta accadendo in realtà distanti geograficamente eppure così vicine dal punto di vista sociale e politico.

Sono convinto che nella nostra cara vecchia Europa, fermo restando le differenze sostanziali tra un paese e l'altro, ci sia un sentire condiviso, vuoi per le necessità comuni a qualsiasi essere umano, vuoi per la cosiddetta globalizzazione che ha reso simili i nostri consumi e i temi affrontati nei nostri discorsi.
Il concetto, spesso volutamente dimenticato, che le classi sociali e soprattutto il conflitto di classe esistono e questo accade dal nord al sud dell'Europa (e del mondo), tanto nelle realtà urbane tanto in quelle rurali, conferma che siamo simili soprattutto nelle differenze.

Quali sono quindi questi temi comuni? Sono tanti e diversi: ho già parlato del conflitto di classe, ma cito anche parole come crisi, precarietà, politiche liberiste, beni comuni, immigrazione, gentrificazione, larghe maggioranze.

Cominciamo questo tour con Amburgo.
Dallo scorso dicembre, Amburgo è stata protagonista di alcuni scontri tra manifestanti e polizia, proseguite fino a Gennaio: dall'inizio delle ostilità alla creazione di una zona rossa (Gefahrengebiete) che non ha fatto altro che acuire le proteste e allargarle ad una fetta importante delle popolazione.
"In un'unica piattaforma di lotta trovavano così convergenza tre questioni di scottante attualità: la condizione degli oltre trecento richiedenti asilo di origine africana che, dopo aver attraversato il Mediterraneo e l'inferno di Lampedusa, hanno raggiunto il nord della Germania e occupato un'edificio religioso proprio ad Amburgo; la situazione dei centodieci appartamenti che si trovano nel quartiere di St. Pauli e che dovrebbero essere abbattuti per un intervento di ristrutturazione urbana; il futuro della Rote Flora, lo spazio sociale occupato nel quartiere di Schanze, a rischio di vendita sul mercato da parte dell'attuale proprietario e, potenzialmente, di sgombero."
Lascia di stucco il fatto che la polizia di Amburgo si sia arrogato il diritto di creare una zona in cui venivano sospesi i diritti democratici della popolazione residente e di chiunque vi si trovasse a passare. Situazione ben diversa della comunque grave istituzione di un coprifuoco.

Il 14 Gennaio, le proteste dei cittadini hanno sortito il giusto effetto: il Gefahrengebiete è stato abolito.


Ho avuto l’occasione di scambiare quattro chiacchere con Julian Finn, un attivista che da anni segue le dinamiche sociali in Germania ed in particolare ad Amburgo.

giovedì 6 marzo 2014

Persi in un bicchier d'acqua

Dopo la presentazione dei candidati della lista Tsipras sono tornato alla solita depressione pre-elezioni.

Inizialmente avevo accettato la "fretta" che aveva portato a scegliere un metodo di selezione delle candidature piuttosto strano e sicuramente non dal basso: la presenza di un comitato di promotori-garanti (e che garanti!) mi aveva messo di ottimismo, pronto a votare, dopo anni di non voto, alle elezioni più importanti per il nostro paese, cioè quelle europee.



Avevo un po' storto il naso leggendo il primo dei punti (su questa pagina, paragrafo 7) da rispettare per la scelta dei candidati: un candidato "noto", con alte probabilità di essere votato.
Messo a corredo con un altro punto, quello per cui non potevano presentarsi persone che avevano avuto incarichi politici di un certo livello negli ultimi anni, questo ci garantiva l'assenza di politici che volevano riciclarsi e lasciava spazio a personaggi, anche con una certa esperienza politica, più vicini al territorio.
Chiedevo in giro: chi può essere un personaggio "noto"? Un attore o un calciatore? (già pensavo a Mastandrea, tra i firmatari dell'appello).

lunedì 17 febbraio 2014

La grande bellezza

Che poi a me "La Grande Bellezza" è piaciuto. (O forse dovrei dire "è piaciuta"?)
L'ho visto tre giorni fa e guada un po'...adesso vince pure il Bafta, l'oscar britannico del cinema. Vi serve altro per capire che porto fortuna e che mi dovete stare vicini?

Che poi io vedo questo film dopo aver letto recensioni e critiche che non si capisce perché dovevano tirare fuori il confronto con Fellini e il suo "La Dolce Vita". Ecco, appunto, perché?
Perché poi, facendo così, ti ritrovi tutti questi titoli che devono per forza puntare sul fatto che 'sta grande bellezza del titolo del film è Roma.

Ma vi siete accorti che questa storia poteva essere ambientata pure a Parigi, a Canicattì o a Montebelluna?

Ecco appunto...la storia. C'è una storia? Sì, c'è.
(Altrimenti avrei detto "No! Trovatene una!" e sto post sarebbe cominciato con un taglio più polemico in direzione regista.)

Invece c'è la storia di un fallimento.
Per cui, se proprio dovete cercate Fellini, pensate prima di tutto a quanto c'è di autobiografico in Amarcord. E anche ne' La Dolce Vita. Ma senza pensare a Roma e con un occhio alla degenerazione della società.
Che puoi trovare a Roma, come a Parigi, a Canicattì e Montebelluna.
E nel film di Fellini tutto si svolgeva negli anni del benessere, del boom economico. Con Sorrentino, tutto si svolge all'ombra della degenerazione del Paese.

Certo, chi ha visto il film potrebbe dire "vorrei fallire pure io così, la casa con la terrazza vista Colosseo, una giacca diversa ogni giorno, una festa a settimana con belle donne che ti desiderano".
Ma cosa c'è di più fallimentare di aver rinunciato ad amare dopo la fine del primo amore, sia esso una donna o un libro?

Vedendo il film, si potrebbe essere ipnotizzati dalla bellezza di questa Roma.
Ma questo film non è per niente un affresco di Roma: Roma è semplicemente una tela su cui un pennello dipinge le figure, le vite e appunto le storie di tanti personaggi meschini, volgari, inutili, tristi.
Il protagonista, Jep Gambardella, si erge su tutti, riesce ad essere superiore agli altri. E ci riesce nonostante alle sue feste si sniffi coca.

E Jep Gambardella è fico. Stacce.


Perché in un'epoca in cui il cattivo lo riconosci subito ("è quello con la sigaretta in bocca"), lui sta lì a stirare il gesto con cui se la accende.
Perché in un mondo di finzione è l'unico che dice in faccia quello che pensa. E quel piedistallo in cui sembra collocarsi viene meno quando trova una persona (la Ferilli, forse l'interpretazione migliore del film) che è altrettanto sincera quanto disincantata.
E perché si commuove. E piange: a volte piange per finta, per fare il numero, come ai funerali, ma piange veramente per le persone care. Che, come gli amici, sono poche, altrimenti non sarebbero tali.

In fondo, come dice Sorrentino in una intervista:
"Giornalista: In lui [Jep Gambardella], però, c’è anche tanta “fame” da provinciale: di vita, di mondanità…Sorrentino: «Sì, è vero. Si è sempre provinciali rispetto a qualcuno e c’è anche tutta una tradizione letteraria che descrive il forestiero che va alla conquista della capitale e come strumento di autodifesa, rispetto a un ambiente estraneo e ostile, utilizza il cinismo. Ma tutti i cinici hanno anche un lato sentimentale molto pronunciato, che nel caso di Jep emerge attraverso il rimpianto della ragazza amata in gioventù. Anche perché di troppo cinismo si muore»."
Ok, non è il film perfetto. L'eccesso di sponsor messi in  primissimo piano (roba che avevo visto in qualche film americano...sarà questo uno dei motivi per cui sembra piacere tanto ai critici d'oltreoceano?) mi è fonte di irrequietezza gastrointestinale. Ma si arriva al collasso della peristalsi nel momento in cui appare Antonello Venditti. E qui mi fermo.
Questi sono i motivi per cui lo sconsiglio, oltre al fatto che se non vi è piaciuto This must be the place...allora basta dire che la sceneggiatura è scritta dalle stesse quattro mani, Sorrentino e Umberto Contarello.
Lo consiglio invece agli amanti del genere "non è mai troppo tardi" e di chi cerca in un film una bella fotografia. E a tutti quelli che vogliono che in un film la verità su ciò che succede non sia raccontata per metafore, ma sia offerta su di un piatto d'argento, senza meditare oltre: se Jep vi dice che era destinato ad essere uno scrittore, allora lo è veramente, nonostante abbia scritto un solo libro.
Meditate piuttosto su quanto, in ogni epoca della nostra vita, possa essere destabilizzante la vita stessa.

E non credo che meriti l'Oscar. Ma purtroppo, potrebbe vincerlo.
Dico purtroppo, perché potrebbe essere premiato da chi ha visto in questo film una Roma che non c'è ma che in tanti hanno voluto vedere per forza, senza nemmeno entrare in sala.

venerdì 7 febbraio 2014

Ladri di numeri

"La rapina, insieme al furto, viene definita un reato “predatorio”.
La sua peculiarità è che nell’esecuzione vi è l’uso della violenza,
che può essere di natura fisica o verbale con ricorso alla minaccia."
Rapporto Istat "Noi Italia"


Mi ritrovo a leggere articoli del Corriere della Sera (12 e 3, dedicato a Roma) e di Repubblica che rilanciano l'allarme sicurezza.

Repubblica chiede commenti al sociologo Barbagli su dei dati (presi da dove?), che spiega così: c'è, ogni 3-4 anni, una tendenza all'oscillazione nei dati e c'è stato un calo continuo e significativo dei reati in venti anni, nonostante un aumento dei reati negli ultimi tre anni. Scendendo nel dettaglio

"Negli ultimi tre anni vi è stato invece un aumento degli scippi, passati da 14mila nel 2010 a 21mila nel 2013: il 50% in più. "Ma la frequenza di questo tipo di reato  -  precisa Barbagli  -  resta assai bassa e molto minore di quella di un tempo (erano 74mila nel '91)". "

tendenza che ci trova allineati al resto dei paesi europei. E, sempre nel panorama europeo, l'Italia ha una situazione molto migliore di altri paesi (quali?).

Nell'ultimo dei tre articoli citati del Corriere compare la parola sicurezza nel titolo...ma non se ne parla nell'articolo! Nell'articolo viene citato, come fosse una fonte autorevole, il sito romafaschifo [1].
Ottimo riferimento. Nel prossimo articolo mettete Cronaca Vera, o le pagine facebook dimissioniKyengeSubito e tutticriminideglimmigrati! [2]

martedì 4 febbraio 2014

E Pertini si incazza

In principio fu la frase, attribuita a Pertini (forse il Presidente della Repubblica più amato dagli italiani):

"Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo,
va cacciato via anche con mazze e pietre"


Arrivò, dopo tanto tempo che la frase girava sui Social Network (corredata con una foto, ben scelta, dello stesso Presidente) una smentita, da parte della fondazione Pertini:

"Non ci risulta che Sandro Pertini abbia pronunciato tale espressione. Certo è che l’idea di democrazia coltivata da Sandro Pertini era strettamente legata al concetto di governo a servizio del popolo per il bene suo e della Nazione. Cordiali saluti Il Vice-Presidente Pietro Pierri"

Ecco. Mi preme sottolineare come l'idea di Pertini fosse di un Governo al servizio del popolo. Non "al seguito", ciucci, del popolo.

Ma veniamo ad oggi.

sabato 11 gennaio 2014

Manco le basi del mestiere: sulla fiction "gli anni spezzati" e la non conoscenza della storia

Avevo pochi anni quando cominciai a sentir parlare della "storia" di Calabresi, di Lotta Continua, di SofriBompressi&Pietrostefani. Racconti di famiglia: affresco anni 70, qualcuno direbbe affresco generazionale ma, a pensarci meglio, in ogni momento della storia è lo scontro di generazioni ad essere una delle spinte maggiori al cambiamento.
Passano gli anni e la questione (era il governo D'Alema) torna in primo piano: si intravede la possibilità di discutere, nuovamente, tutto quanto accaduto e la possibilità di dire, finalmente, "questo è quanto è accaduto".
Niente da fare. Le paure iniziali per un possibile revisionismo sono ingenue, non si capisce che il primo vero ostacolo è che siamo alla fine degli anni 90, è ancora troppo presto per parlare di certe cose senza che i protagonisti di quel periodo, quelli che non sono solo sopravvissuti ma che sono riusciti a farsi una posizione e a prendere il potere (ad esempio Fini, ma anche lo stesso D'Alema e tanti altri), possano permettere una discussione vera dei fatti.

Pensate al fatto che non riusciamo ad avere una versione unica della storia delle due guerre mondiali (non solo della seconda, addirittura della prima!) perché i diversi fatti hanno più di una interpretazione: possiamo scriverci sopra più capitoli di un libro di storia, di quelli che abbiamo studiato alle superiori, ma pensatevi per un attimo tornati a scuola, in quei giorni, a quell'età, a quelle discussioni che si accendevano quando si parlava delle fosse Ardeatine e dell'attentato di via Rasella...politica (fantapolitica?) e poco altro!
E poi, dopo decenni, quella storia sarà "sbiadita": tanti fatti uno di seguito all'altro, una "cronistoria" superficiale, non c'è tempo e non c'è senso per capirne, saperne, di più.
Solo gli appassionati, gli studiosi o gli esperti andranno a cercare e leggere fonti più dettagliate, libri dedicati ad eventi specifici.

Ma, appunto, fin qui si tratta solo di eventi, immersi nella storia, e di interpretazioni: stiamo cioè dando per scontato che almeno la "cronistoria" sia conosciuta. Ingenui ottimisti!

Vi faccio capire meglio dove voglio arrivare: sappiamo tutti che in queste settimane stanno trasmettendo la fiction "Gli anni spezzati".
Ci si aspettava l'ennesima santificazione dell'uomo Calabresi. Magari!

Come se non fossero bastati il francobollo (che, nelle speranze della vedova, doveva servire a superare l'odio, vedi qui e qui) e l'istituzione di un premio, nonostante l'uso (provato) di certi metodi e i sospetti (fondati, ma pur sempre sospetti), ecco arrivata la fiction.
Io comunque preferivo questo francobollo.


Il problema sta a monte: come ci fa notare Christian Raimo in questo post
"Chi l’ha scritto, Graziano Diana (anche regista) con due autori alle prime armi – Stefano Marcocci e Domenico Tomassetti – ha evidentemente ritenuto opportuno prescindere da qualunque serietà di documentazione storica, appoggiandosi a riduzioni da sussidiario copiato male – non dico Wikipedia (che in molti casi è fatta molto meglio). Nei titoli d’apertura non dichiara nemmeno un nome di un consulente storico, nei titoli di coda ne cita tre, nessuno dei quali storico di professione"
Com'è che diceva Mario Brega nel film "Un sacco bello": Arfioooo, manco le basi der mestiere!


Ma non finisce mica qui!
Ennesimo sbertulamento della fiction da parte dell'Huffington Post: cosa ci fa un manifesto contro Casapound nella casa di un anarchico nel 1969?
Sarà pur vero che gli anarchici volavano dalle finestre, ma addirittura viaggiare nel tempo...

Oggi però, pensando proprio alla storia studiata e a quella raccontata, ho capitato qualcosa.
Mi è tornata in mente una puntata di un quiz televisivo andato in onda un mesetto fa. Ve lo ricordate?



No, tranquilli, non penso che siate tipi da quiz! E nemmeno che sia necessario sapere precisamente certe date...ma se vi chiedono "quando Mussolini ha ricevuto Ezra Pound?" o "quando Hitler viene nominato cancelliere", dandovi come alternative gli anni 1933, 1948, 1964 e 1979...non penso serva una laurea in storia, basta la quinta elementare per sapere che quei due dittatori non hanno visto la fine della Seconda Guerra Mondiale!
E che non si dica che è una questione di generazione: i concorrenti erano delle età più diverse.

Che cosa ho capito?
Proprio quanto dicevo all'inizio: stiamo cioè dando per scontato che almeno la "cronistoria" sia conosciuta!
Diana e gli altri sceneggiatori non sono così diversi dai concorrenti di quel quiz: che hanno un loro mestiere ma non sanno la storia.
Che poi, nello specifico, quel mestiere imponga di sapere la storia...è un altra storia!