sabato 3 agosto 2013

Il germe del razzismo e gli anticorpi

Disclaimer: la Sergio Bonelli Editore detiene i diritti su immagini, disegni, logo e storia presentati in questa pagina.
"Hanno idee e bastoni. E hanno bastoni perché hanno quelle idee. Quelle idee hanno ammazzato e possono ancora ammazzare"
Bernard Henry Levy,
intervento al Maurizio Costanzo Show del 20 Aprile 1993
Anch’io ho fatto delle storie, non dico politiche, diciamo sociali però non è compito del fumetto fare queste cose, è difficile, molto difficile, o ti metti lì e fai il “Pazienza della situazione” e vabbè, però in una serie popolare non è tuo compito, non è quella la sede per attaccare, non lo so, Tony Blair piuttosto che Berlusconi
Da una intervista a Tiziano Sclavi,
rilasciata nel 2004 al programma Cult Network


Era il 1993: 20 anni fa, sul numero 83 di Dylan Dog, usciva la storia "Doktor Terror".
La sceneggiatura è di Tiziano Sclavi, i disegni di Gianluigi Coppola.
Commovente, come già Dylan Dog ci aveva abituato in altre storie (si vedano "Il lungo addio", "Johnny Freak", "Memorie dall'invisibile", per citare solo pochi esempi).
La rabbia, la speranza e "il sogno" di una ragazza ebrea dentro un campo di concentramento, che si proietta non con la mente, ma con l'anima e il corpo, nella Londra dei primi anni '90, con la speranza di cancellare i mostri di allora, andando a caccia dei demoni di oggi.
Semplicemente una storia provocatoria (e imbarazzante), per altri.




La storia torna a bussare alle nostre porte
1993 - a pochi giorni dall'effettiva entrata in vigore del trattato di Maastricht, in una Europa pervasa da nazionalismi e che sa ancora poco e nulla della guerra nella ex Jugoslavia, ci troviamo in una Londra in cui i naziskin hanno gioco facile, giustificati e supportati da una opinione pubblica fomentata dalla propaganda xenofoba e nazionalista.
Ideologo di queste bande di naziskin, che si riuniscono nelle gallerie in disuso delle metropolitane, il Dottor Tod, medico nei campi di concentramento nazisti.
Contemporaneamente, Lord Grimmel è il braccio legale e politico vicino a queste bande: un conservatore che cavalca l'onda xenofoba e razzista, che parla di "leggi razziali adeguate" e di "naziskin provocati da arabi, ebrei e neri".

I disegni e le polemiche
Un politico conservatore tanto somigliante a Bossi.
Un dottore nazista troppo somigliante a Miglio, ideologo della Lega.
Polemiche a non finire! Polemiche talmente forti da spingere la Bonelli a cambiare, nella ristampa del numero 83, datata 1996, i connotati di Lord Grimmel. Curiosamente, la copertina rimane la stessa. (1)


Se non ideologia, è liberta
Non sono d'accordo con Sclavi.(2)
Penso che se non c'è un obbligo, non c'è nemmeno il divieto.
L'impegno politico è importante, indipendentemente dal proprio mestiere e dalla propria arte. E le difficoltà nel coniugare il proprio pensiero politico con ciò con cui ti guadagni la pagnotta sono abbastanza note a tutti.
Dylan Dog è un personaggio che ha i suoi valori: fermandosi a questa specifica storia, Dylan non solo combatte i naziskin per necessità, ma li odia e ancor di più odia le loro idee.(3) E lo fa senza sventolare altre bandiere ideologiche.
Ci sono illustri precedenti, su tutti Corto Maltese: le avventure del marinaio ambientate durante il periodo del fascismo rendono bene l'idea.(4) Corto Maltese è prima di tutto un uomo libero, uno che ha fame di libertà anche se non è in catene e che per questo vuole assaporare, della sua libertà, ogni secondo. Certi "loschi figuri", siano essi persone di cultura, appartenenti alle squadracce o alle forze dell'ordine, gli risultano repellenti e solo la loro esistenza rappresenta una minaccia per la sua libertà.

Torniamo ad oggi: il germe del razzismo

Dopo 20 anni, dopo gli insulti alla Kyenge da parte della Lega (ma anche di fascistelli infiltrati e non bloccati alla festa PD di Cervia), Isabella Bossi Fedrigotti si chiede sul Corriere della Sera: "stiamo diventando davvero così razzisti?"
No, noi non stiamo diventando, noi siamo così.

BADATE BENE: la generalizzazione può essere pericolosa, lo è ancora di più in politica e nelle analisi sociologiche. La generalizzazione secondo cui un intero popolo può essere definito in un modo, fosse anche più di un solo aggettivo, è semplicemente una idea nazista!
Quello che voglio dire è che non c'è stata una qualche dinamica sociale che ci ha fatto diventare razzisti: il razzismo dei singoli ha radici profonde, dovute all'educazione familiare. Il razzismo di una società umana ha anch'esso radici antiche ed è anche ambiente: nasci in quell'ambiente, respiri l'aria di quell'ambiente, ti formi e pensi in quell'ambiente.
Il post sul blog di Beppe Grillo sui Kabobo d'Italia (ricordate? no? meglio, significa che non credete a quello che dice la kasta!!1!!) sembrano scritti da Salvini, degli attivisti M5S e in un qualunque forum dei loro gruppi locali sembrano scritti da una sede della Lega del nord triveneto superiore.
I politici di destra che qualche giorno fa si inchinavano alle parole del pontefice sugli immigrati


non si erano attivati e pronunciati contro CIE e respingimenti e si trovavano a loro agio con quei vicini di poltrona, in Parlamento, che del razzismo facevano il punto cardine dei programmi elettorali (e a volte la poltrona era la stessa)

E la difesa bipartisan da parte di tanti politici è perlomeno ipocrita. Che la questione sia diventata un parafulmine per i problemi di altri membri di questo governo, come scritto su tagli.me da Jack O. Hearts, mi sembra evidente! (5)

La Bossi Fedrigotti scrive
"Razzisti no, non lo siamo, a giudicare da come le popolazioni in genere accolgono i disgraziati che approdano sulle nostre coste...Esasperazione, rancore, rabbia verso gli stranieri non sono, ovviamente, sentimenti e atteggiamenti sconosciuti, tutt'altro, però sono generati soprattutto dall'assenza di controlli, dal lasciar fare generale, dall'incertezza della pena...il germe del razzismo, chissà, prende piede, e colpa di tutto diventano allora gli stranieri che, si sa, senza lavoro, senza arte né parte, più facilmente vanno a ingrossare le file della delinquenza"
Il germe del razzismo.
Esattamente.
C'è qualcosa di latente, di straordinariamente umano, di orrendamente umano, in questo germe del razzismo.

Bisogna trovare gli anticorpi, per questo germe. E usarli!

Anticorpi ed esercizi
Come si trovano questi anticorpi? E come si usano?
Non sono un esperto, non sono un operatore sociale. Ma alcune cose sono sicure.
Bisogna parlare dei problemi, bisogna parlare in particolare dei problemi prima che sfocino in derive razziste, in cui la massa, cavalcata dal caporione di turno, autoassolva i propri vizi e le sue nefandezze, spacciandoli per virtù.
Bisogna riconoscere e denunciare gli atteggiamenti di questi soggetti che si ergono a leader e paladini della (loro/nostra) giustizia.
Non basta riconoscere gli atteggiamenti palesemente razzisti (paragoni con oranghi, banane o qualuque affermazione di Boso).
Uno di questi atteggiamenti è proprio il mettere le idee tutte su uno stesso piano facendo credere che si stia considerando a pari livello i diversi soggetti che si confrontano. Un altro è ribaltare il terreno del discorso su altri temi apparentemente coassiali.
Quel B.H. Levy citato in nota 3 parla proprio di questo: non  banalizzare nessuno, non banalizzare gli atteggiamenti di nessuno.

C'è da dire che negli ultimi tempi riconoscere certi figli di buona donna è diventato un lavoro!
Persino i leghisti, che una volta erano riconosciuti per aver ripreso da Hannibal Lecter la passione per il cannibalismo ma non l'acume, sembra che ultimamente abbiano assunto un bravo ghostwriter!

Comunque, facciamo una prova. Sentite le ultime:
Salvini che parla della Kyenge come pericolo pubblico.
Maroni che dichiara "Kyenge non viene perché consapevole di dire cose sbagliate".

Avete ancora dubbi sul sub-strato culturale di queste persone?
Avete ancora dubbi sulle basi culturali e sociali del loro elettorato?
Se non vedete il germe del razzismo, riuscite almeno a vedere i sintomi della malattia?

Non c'è bisogno di avere una serie popolare di fumetti, quindi. Anche perchè, prima di predicare bene, magari scrivendo o disegnando un'opera contro il razzismo, è necessario non razzolare male!

Note
1: qui una bella analisi tratta dal sito Dylan Dog Diary di Stefano Prioni
2: cioè, aspettate un attimo: quello che ha detto Sclavi vuol dire tutto e il contrario di tutto.
Dire "fare storie politiche...non è compito del fumetto" e subito dopo "è difficile, molto difficile..." può essere preso come un semplice sminuire il ruolo del fumetto (e non è la prima volta che Sclavi lo afferma). Dire invece che un fumetto popolare "non è la sede per attaccare" un politico mi sembra un dogma esagerato.
3: il 20 Aprile 1993, al Maurizio Costanzo Show sono invitati, tra gli altri, 3 neonazisti e Bernard Henry Levy.  Costanzo, in apertura, dichiara: "perchè in democrazia tutti possono parlare.". Per fortuna ci pensa B.H. Levy a rompere lo schema perverso che associa ai nazisti l'idea di persone democratiche e di cui avere pietà: "non è consentito banalizzare quelle persone, farle passare per comici. Hanno idee e bastoni. E hanno bastoni perché hanno quelle idee. Quelle idee hanno ammazzato e possono ancora ammazzare". Qui un divertente riassunto della puntata, sul blog di andylenny, ripreso da un pezzo di Luttazzi.

4: Favola di Venezia, oltre che una storia bellissima, è anche, in questo senso, un pregevole esempio.
5: non credo che il primo parametro da analizzare, per verificare l'opportunità dello ius soli, sia economico, come mi sembra dica Jack. Però sono d'accordo con lui quando dice che "Il tema si intreccia dunque con altri aspetti nevralgici della vita pubblica e dell’azione di Governo, quali politiche di incentivo alle nascite e politiche fiscali generali".

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