venerdì 30 agosto 2013

This isn't Kosovo, Baby! (part 2)

Riassunto: nel post precedente, introducevo dei commenti sulla questione siriana, partendo da una polemica personale con un mio contatto su faccialibro. Pur essendo entrambi contro l'intervento armato angloamericano, le nostre motivazioni erano differenti: il mio essere contrario alla guerra e favorevole ad un intervento ONU; dall'altra parte c'è chi vede nella Siria un "baluardo" a difesa dei "valori socialisti e del popolo". Perché Putin ed Assad sono socialisti...ma a loro insaputa!

Un breve riassunto del conflitto fino a oggi
dove si conferma che la storia, se si ripete, lo fa nella maniera peggiore

(fonte: arabpress.eu)


Chi è in campo e come siamo arrivati alla situazione di oggi?
Abbiamo da una parte Assad e l'esercito regolare siriano. Un dittatore, figlio e nipote di chi ha tenuto le redini della Siria moderna, capo del partito Baath al potere, di fede alawita (musulmani sciiti), controlla un paese in larga maggioranza sunnita e probabilmente le sue scelte sono fortemente influenzate da quelli che furono i più stretti collaborati del padre. Sposato con Asmā ʾ al-Akhras, sunnita (non si tratta di gossip: la biografia della first lady siriana ha il suo peso).

Dall'altra parte abbiamo i ribelli: l'esercito siriano libero non si può definire esattamente un esercito a vocazione laica e ne fanno parte, in maggioranza, persone originarie delle campagne fortemente in contrasto con i ricchi delle città, ma si distingue dai jihadisti che operano contemporaneamente sul territorio e delle cui fila fanno parte molti "stranieri".
In mezzo, la popolazione civile e decine di anni che hanno visto le diverse minoranze etniche-religiose (sunniti, ebrei, curdi) perseguite/annientate fino ad arrivare all'annichilimento di alcune di queste con il regime: per questo motivo, tra gli obiettivi dei ribelli ci sono stati cristiani e persone che abitano nelle città.

La timeline del The Guardian può essere utile per capire l'evoluzione del conflitto. Nell'immagine seguente la cartina di Limes con la composizione etnico-religiosa siriana.

(fonte: Limes, carta di Laura Canali tratta da Limes 1/12 "Protocollo Iran")

Potete trovare qualche informazione anche su VICE, ma sinceramente...non ce la faccio a sopportare articoli "stile Striscia la Notizia" in cui tra una battuta sui successi universitari di Assad e un filmato sulla guerriglia, si invita all'intervento militare e si riesce a dire
"Come altri Stati arabi ormai stanchi di vivere sotto una dittatura, fin dallo scorso 15 marzo la Siria è entrata a tutti gli effetti nel circolo della Primavera Araba."
Non mi sembra che quelli di VICE siano nati ieri, per cui sanno della doppia stupidaggine dietro queste frasi: che non si può parlare di una rivolta nata perché i siriani erano stanchi della dittatura e non si può dire che la rivolta faccia parte del circolo della Primavera Araba.

E soprattutto, le lodi sperticate ai jihadisti:
"Tra i combattenti, i jihadisti—martiri devoti e dalle sane abitudini—si sono fatti una reputazione per l’atteggiamento fiero e senza compromessi osservato negli scontri, tanto da far sembrare i fumatori accaniti e più moderati militari dell’ESL una truppa assemblata alla bell’e meglio....Ci siamo rifiutati di inviare armamenti all’opposizione moderata perché temevamo sarebbero finiti nelle mani degli estremisti, e così facendo quella stessa opposizione si è vista costretta a rivolgersi ai jihadisti."
Che detta così sembra voler dire: se i jihadisti sono diventati più forti è colpa di chi non li ha aiutati.
E la colpa degli incendi è delle foreste che sono infiammabili, non di chi appicca il fuoco.
Chi è che diceva "la guerra è pace"?

Chi ha fornito le armi?
Questa intervista di RaiNews24 a Pieter Wezeman (Stockholm International Peace Research Institute) fa un quadro delle certezze e delle ipotesi dei flussi di armi in Siria.
Il regime siriano ha comprato armi (compresi missili per la contraerea) dalla Russia, cosa che ha permesso di aggiornare il datato e malconcio arsenale siriano, e ne ha ricevuti anche dall'Iran. La Russia per ora non ha intenzione di non fornire aerei MIG, ma potrebbe farlo.
Le forniture di armi ai ribelli fanno capo a Qatar, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.
Ieri è stata fatta un'altra intervista su RaiNews24: l'esperto chiamato a rispondere alle domande ha dichiarato che per ora le analisi fatte hanno rilevato "armi chimiche annacquate, si potrebbe dire artigianali" che hanno degli effetti molto minori rispetto (purtroppo non è ancora disponibile il link, spero di poter fare un aggiornamento a breve).

Chi vuole entrare a giocare e perchè? Chi si tira fuori?
"Tra le prove che inchiodano la responsabilità del regime siriano negli attacchi chimici a Damasco ci sarebbero telefonate intercettate dai servizi segreti americani."
Su questo link c'è un bel riassunto delle prove e delle dichiarazioni a favore o meno dell'intervento.

La Gran Bretagna e gli USA hanno inizialmente dichiarato di essere pronti ad attaccare obiettivi mirati, a quanto sembra indicati dagli stessi ribelli, avendo in mente di fare una guerra lampo.
Ma è notizia di ieri che Cameron ha fatto un passo indietro, specificando che sono serve il consenso dell'ONU e quello del Parlamento inglese: quest'ultimo, il 30 Agosto, ha votato contro l'intervento.
Francia e Turchia hanno una gran voglia di sparare: qui i motivi sono soprattutto di politica interna. Erdogan vede l'opinione pubblica innervosirsi per l'arrivo di milioni di profughi ai confini, con una spesa dell'ordine dei miliardi di dollari per fronteggiare la catastrofe umanitaria. Hollande deve supplire ad un crollo di fiducia sul fronte interno che ha addirittura riportato in auge Sarkozy!
La situazione per il premier francese deve essere veramente critica se, nonostante il passo indietro della Gran Bretagna, insiste per l'intervento.
Sempre per ragioni elettorali, ma contro l'intervento del proprio esercito, la Germania di Angela Merkel: con i sondaggi che danno il 69% dei tedeschi contrari all'invio dell'esercito tedesco, la cancelliera può giocare la carta dell'appoggio "politico" in politica estera mentre, all'interno, si diverte a stigmatizzare la sinistra come quelli che hanno fatto entrare la Grecia in Europa. Dubbi su chi vincerà le prossime elezioni?
Cina e Russia hanno posto il veto (ne parlavo nel post precedente). L'Iran minaccia ritorsioni.
Ma su quest'ultimo punto, gli USA hanno giocato una carta vincente: è stato tolto l'embargo per la vendita di iPhone e iPad verso l'Iran, ora possiamo essere tutti più tranquilli, vero?

Per l'Italia parla la Bonino:
- "l'Italia non prenderebbe parte a soluzioni militari al di fuori di un mandato del Consiglio di sicurezza dell'Onu";
- "Non c'è una soluzione militare al conflitto in Siria, si deve continuare ad operare con grande determinazione per una soluzione politica, che si chiami Ginevra 2, un negoziato per avviare una soluzione di lungo periodo in Siria e nell'intera regione";
- "Ribadisco che l'Italia non intende fornire armi all'opposizione siriana".

Ricordiamocele tutte, queste frasi. A futura memoria!

Conclusioni (per ora)
dove si ribadisce che...questo non è il Kosovo, baby!

Torniamo al mio dubbio iniziale: la presenza e l'uso di armi chimiche, cambia il senso di quanto sta succedendo?
Direi di no.
L'uso di armi chimiche può cambiare le dimensioni del conflitto sia in termini di guerriglia interna (aree di azione più ristrette) sia in termini di attori esterni coinvolti (chi fornisce le armi chimiche? quali sono i flussi? chi ha insegnato loro l'utilizzo delle armi chimiche?).
Il conflitto vede tanti avvoltoi intorno alla Siria, pronti a calare in picchiata per cambiare gli equilibri in gioco.
Ma non cambia il fatto che il conflitto c'è e che ha fatto troppe vittime.
L'intervento da parte delle Nazioni Unite è necessario.
Quali azioni fare e come intervenire sul territorio non sono scelte facili.

Nel proseguimento del mio scambio su faccialibro, la domanda che mi pongono allora è:
"Nei filmati si vedono solo donne e bambini, nessun ribelle. Quindi per fare una guerra più breve Assad ha cercato di uccidere solo civili e non i propri nemici? Poi vedendo la fine di Saddam e Gheddafi cosa gli fa pensare che lui sarebbe risparmiato in caso usasse quelle armi? A me i conti non tornano e non penso che Assad sia talmente stupido per credere di riuscire a sfuggire alle armi super intelligenti dell'esercito NATO"

Sulla intelligenza di questi leader ce ne sono di storie da raccontare.
Per esempio quella di Saddam che attacca il Kuwait pensando che nessuno se ne accorga.
Oppure quella di Assad che danneggia l'oleodotto di Homs nella speranza di togliere rifornimenti ai ribelli e invece li toglie a Damasco!


L'uscita di scena di Assad non solo è una ipotesi tenuta molto in considerazione dalla Russia, ma è caldeggiata anche dalla Lega Araba, che non lo ha mai avuto in simpatia (per motivi etnico-religiosi).

Insomma, Assad è isolato. Con tante armi magari, con un minimo di appoggio russo-iraniano, ma comunque ancora isolato.

Possiamo dire che ha i giorni contati? Sicuramente sente il "trono" vacillare sotto di lui e quindi ha paura. E la paura fa fare un mare di scelte irrazionali e spregiudicate che cadono sulla testa dei civili!

Vi invito a leggere questo "dialogo platonico" pubblicato sul NewYorker tra un interventista e un non interventista, di cui riporto un estratto (il grassetto è mio):
"It only escalates if we allow ourselves to get dragged in deeper. Kosovo didn’t escalate."
"This isn’t Kosovo. The Syrian rebels aren’t the K.L.A. Assad isn’t Milosevic. Putin isn’t Yeltsin. This is far worse. Kosovo became a U.N. protectorate. That’s not going to happen in Syria."
"[Il conflitto] si aggraverà solo se  permetteremo a noi stessi di farci trascinare dentro. Il Kosovo non si è aggravato.
Questo non è il Kosovo. I ribelli siriani non sono il K.L.A. [esercito di liberazione del Kosovo, più noto in Italia come UÇK] Assad non è Milosevic. Putin non è Yeltsin. Questo [conflitto] è molto peggiore. Il Kosovo è diventato un protettorato ONU. Questo non succederà in Siria."
Ricordiamocelo nei prossimi mesi...o forse anni. This isn't Kosovo, Baby!

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