martedì 11 giugno 2013

La Turchia e la semantica dello stupro

Avvertenza: Il post che state per leggere parla di come scambiare tra loro le parole "stupro" e "sesso" sia una pratica che può far aumentare tanto l'eccitazione del lettore quanto quella di chi le scrive: prova se ne ha, rispettivamente, osservando l'aumento esponenziale del numero di click di chi legge un articolo e della bava lasciata sui soldi pagati dagli sponsor all'editore.
Potrete obiettare che anche in questo post si possano trovare parole come sesso, stupro, violenza, fascista e "Chiamo l'esercito".
Ne sono cosciente e mi prendo le mie responsabilità: voi leggete e decidete di conseguenza.

Aggiornamento: Grazie ad abbattoimuri per la recensione di questo post: "Il sesso non punisce. Il sesso è sesso. Lo stupro è proprio un'altra cosa."
Leggo oggi un articolo postato da una mia amica su faccialibro, dove appariva con il titolo "Turchia: stupri di polizia contro chi protesta.".
Clicco sul link. Si apre una nuova pagina. Comincio a leggere l'articolo.
La foto all'inizio, in cui un poliziotto da un calcio ad una ragazza seduta e ammanettata, mi dà il benvenuto. Non è un'immagine nuova, si può dire che sia la prassi consolidata in qualsiasi tipo di manifestazione, di breve o lungo corso che sia.
Si prosegue con un collage di alcuni pezzi di un altro articolo  tratto dal giornale turco, in lingua inglese, Hurriyet.
In sostanza, la descrizione dei maltrattamenti della polizia su alcuni manifestanti, ore di terrore prima di arrivare al commissariato, la minaccia di stupro su una ragazza.
Ho messo un like e scritto questo commento:
"Vorrei mettere "unlike....Lo stupro è l'arma peggiore: finché ti mettono in galera, ti minacciano, ti torturano, puoi raccontarlo ad una platea, su un palco davanti ad una folla. Puoi essere da esempio, puoi dire, come Mandela: io ho resistito anni in galera e ho continuato a credere nel mio ideale. Possono ucciderti o puoi immolarti, ma qualcuno racconterà di te.
Ma quando una persona subisce una violenza sessuale, la racconterà, se e quando troverà la forza di farlo, a pochissime intime persone, una alla volta.
È un modo per violare una persona e soffocarne ogni speranza."


Passano pochi secondi e poi, improvvisamente, una sensazione strana.

È quella sensazione che comincia con un pizzicorino al naso e mi rende nervoso perché so che inevitabilmente mi porterà rodimenti a(i) posteriori.

Qualcosa non quadra, più di qualcosa non quadra.
Torno all'articolo, alla ricerca di questo (questi ) qualcosa. Il titolo già non torna:

Sì, mi rode, mi stanno girando già tanto.
Perché usare la parola sesso invece di stupro non mi piace.
E non capisco il motivo di questa scelta.
Perché sono abituato a testate giornalistiche che sfruttano la parola stupro e condiscono gli articoli di particolari pruriginosi per vendere più copie. Mi immagino il giornalista che la mattina va a fare colazione al bar e sente le battute, battute da bar. E ne va fiero, ride sotto i baffi.
Invece qui viene usata la parola sesso...un tentativo maldestro di autolimitarsi?
Cerco di capire meglio cosa è questo giornale: MattinoOnLine, all'anagrafe internettiana targato come mattionline.ch e che inizialmente avevo scambiato per matti on line (Mea culpa, non posso incolpare le lenti a contatto che l'ultima volta che le ho comprate ho preso una gradazione sbagliata né la semplice distrazione).

Non conoscevo questo giornale.
(E non ti sei perso niente, mi direte!)

Sfogliando i link noto la sua "anima fascio-xenofobo-leghista": tutto un susseguirsi di cronache di rumeni e albanesi assassini, vu cumprà violenti e pericolose derive islamiste in ogni angolo della provincia...il tutto condito da informazioni precisissime sulle vicissitudini delle meteorine della tv locale (che si chiama RSI...), degne di un giornalista specializzato in anatomia con un debole per i movioloni delle suddette ancelle dello sport locale.

Non basta, vado più in profondità.
Io ho bisogno di capire, di unire i puntini, di vedere l'immagine finale.
E allora...scendiamo nei dettagli!
Il dettaglio tecnico: la foto usata per l'articolo.

Faccio ricerche su quella foto. Si tratta dell'immagine di un poliziotto americano in una manifestazione nel Rhode Island (1).
Sul sito da cui è stata ripresa la notizia c'è una foto più "generica" di poliziotti turchi in assetto antisommossa.
Eccola, la violenza!
Perché la violenza, scritta e fotografata sui giornali, paga!

Il dettaglio semantico: su faccialibro il link appare con il titolo "Turchia: stupri di polizia contro chi protesta.". Cliccando, si va all'articolo: la parola "stupro" non esiste, men che meno "stupro di polizia".
Si parla di "sesso come punizione".
E l'articolo viene condito con la nota finale: "E questo sarebbe un paese che può entrare in Europa?".
Eccolo, lo scopo finale! Parliamo male de' sti turchi!
Perché così come viene riportato, il racconto non è diverso da quello che è già accaduto in altre parti del mondo, dal Rhode Island a Genova.
Ma se sei bravo a fare un collage di parole e immagini, a dosare ed edulcolorare il testo, anche il cantico delle creature può diventare il manifesto dei giovani cacciatori.
Conosciamo già la realtà di certe cose: nel commento, ho cercato di riassumere lo scopo dello stupro quando viene usato come mezzo di guerra.
Ma qui la tecnica è portata agli estremi: lo smembramento del corpo delle vittime, tanto caro a reazionari di ogni dove e di ogni sorta (2), viene trasformato in uno smembramento delle parole e delle idee, così da ricomporle per i propri scopi.

Quei due dettagli, quello tecnico e quello semantico, bastano a far sembrare questa come una di quelle notizie di fondo pagina che fanno tanto ridere al bar dello sport, letta tra l'ultimo calcio mercato e l'ennesima storia tra una velina e un calciatore.
Insomma, a far diventare questa storia seria come una barzelletta, come in questa notizia:
Basta così?
No, c'è altro. E manca altro. (3)

Innanzitutto, l'articolo del MattinoOnLine riporta alcune parole che nell'orginale di Hurryiet sono state censurate.

"Insults and curses such as ‘Are you the ones to save this country, mother f***, sons of ****,’ never ended. I could not count how many people hit me before I reached the detention bus.
“They were hitting the girl and throttling her. A civilian policeman whose name is İsmail said exactly this to the girl, ‘I will bend you over and f*** you right now.’ [He – Erkan Yolalan- later added that this policeman İsmail also said, “Now that it is dark and the lights are off I will ****”] "
La mia idea è che questa censura abbia la stessa motivazione del titolo usato per l'articolo originale: non serve riportare delle parole "forti", bisogna riportare i fatti, che si capiscono benissimo per come sono descritti. Lo scopo è far sapere cosa accade, non accontentare gli appettiti dei lettori con particolari pruriginosi.

E soprattutto, l'articolo di Hurriyet, il vero articolo, contiene altro, contiene i commenti di chi ha subito la tortura. Contiene delle dichiarazioni politiche che difficilmente i lettori del mattinonline riuscirebbero a digerire:
"Once we were at the police station, an army of lawyers was waiting for us. And the policemen now were talking to us on polite terms.
“I want to thank all the lawyers, all our friends who called the lawyers and everybody who was worried about us. There is not a bit of an exaggeration in this piece. Everything that has been experienced is true and my only aim is for everybody to hear it firsthand.
Revolt against brutality is continuing. This fascist order will be destroyed."

Note
(1): per la cronaca, il poliziotto americano è stato sospeso per 10 mesi, senza stipendio, ma non è andato in prigione.
(2): per capirci, quei reazionari che con rara abilità smembrano il corpo della vittima come un bambino arrabbiato con la sorella smembrerebbe una bambola. La differenza è che il bambino non farebbe differenza tra pezzi in plastica e abitini in tessuto, distruggendo tutto, mentre il reazionario farebbe particolare attenzione a far notare quegli abitini, troppo "abitini" e succinti, così da addurli come causa della violenza...le solite donne che se la vanno a cercare.
(3): quando è stato pubblicato inizialmente (era l'11 Giugno), avevo scritto "No, c'è altro, anzi...manca altro" e subito dopo seguiva la parte con "E soprattutto, l'articolo di Hurryiet,...". Il 1° Luglio ho aggiunto, tra queste due frasi, la parte sulle parole censurate, che ho avuto sempre in mente e che sbadatamente ho dimenticato di scrivere. A mio parere fondamentale questa parte è fondamentale: senza, il post perderebbe un buon 50% del suo significato.

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