La narrazione è un punto fondamentale della strategia politica.
Se ben studiata, preparata, diventa determinante per il successo di un partito o di un politico.
Se chi narra interpreta anche il giusto personaggio e sa muoversi opportunamente sul palco-mondo, può determinare non solo le proprie sorti, ma anche le sorti di un intero paese.
La cosiddetta politica emotiva (1) nasce negli USA intorno agli anni 20 e verrà testata con successo nella Germania di quegli stessi anni: arrivata all'apice delle scienze e della filosofia, il giovane Hitler riesce ad imporre la paura del diverso e a guidare un'intera nazione verso il nazismo.
Ancora negli anni 80, viene assegnato ad un uomo, noto fino ad allora per alcuni ruoli di attore ad Hollywood, il compito di riportare al successo il Partito Repubblicano americano: Reagan diverrà così 40° presidente degli USA e con la bufala della trickle down economy (2) riuscirà a conquistare gli americani e a distruggere quel poco che esisteva di sindacato americano.
Inizio degli anni 90: con la storia del grande imprenditore operaio che vuole il bene degli italiani ma che è ostacolato dai giudici comunisti, inizia il ventennio berlusconiano.
Infine, e siamo ad oggi, seconda decade del XXI secolo, da un vero palco e dal suo blog, un ex comico prestato alla politica reinterpreta la massima primus inter pares dell'imperatore romano Augusto, traducendola nel più orecchiabile uno vale uno.
Infine, e siamo ad oggi, seconda decade del XXI secolo, da un vero palco e dal suo blog, un ex comico prestato alla politica reinterpreta la massima primus inter pares dell'imperatore romano Augusto, traducendola nel più orecchiabile uno vale uno.
(Cliff Pickover)
Sia chiaro che la politica emotiva e la strategia della narrazione politica non hanno colori: Obama negli USA e Vendola in Italia, sono chiari esempi dei tentativi, a volte perseguiti con successo, dell'utilizzo di questa tecnica.
Ma così come può appartenere ad un qualsiasi schieramento chi utilizza le tecniche della politica emotiva, può essere differente il messaggio: non possiamo dire che la politica emotiva sia di destra o di sinistra, né che ad utilizzarla siano solo certi personaggi...ma il messaggio può essere molto diverso.