lunedì 8 giugno 2020

Eccezioni

Sarò un po' snob, ma in questi tempi così fottutamente razzisti ho difficoltà nel proporre ad altri certi libri. E a proporre certi argomenti.
Ho difficoltà perchè più di qualcuno è pronto a parlare di "eccezioni".
 
Con queste eccezioni alla mano, molti obietterebbero che non avrebbe senso raccontare oggi un libro come "Barracoon" di Z. N. Hurston: l'ultimo schiavo portato in America sarebbe una storia antica, di un'epoca ormai passata, in cui lo schiavismo era normale e si respirava come si respira l'aria. Ci fai caso all'aria che respiri?
«Quella era la prima volta che nella terra dell’Americky la morte trovava la porta di casa mia. Ma noi che venivamo dall'altra parte del mare lo sapevamo già che la morte era venuta nella nave con noi[...] Adesso eravamo cristiani, per cui abbiamo messo la bambina nella bara, così l'hanno portata in chiesa e tutti sono venuti a vederle la faccia. E hanno cantato Shall We Meet Beyond the River. Ora facevo parte della chiesa da tanto tempo e con la bocca le parole della canzone le sapevo bene, ma non con il cuore. Perciò dentro di me ho cantato: “O todo ah wah n-law yah-lee, owrran k-nee ra ra k-ne ro ro”
[...]
L'uomo che ha ammazzato mio figlio oggi fa il pastore della Holy Chapel a plateau. ho cercato di perdonarlo, ma Cudjo pensa che adesso che lui ha trovato la religione dovrebbe venire qui a dirmi che il suo cuore è cambiato e a chiedere il perdono di Cudjo per aver ucciso mio figlio.
»
("Barracoon - L'ultimo schiavo", Zora Neale Hurston, 66thand2nd, 2019, trad. Sara Antonelli)


E a questo punto "I ragazzi della Nickel" di C. Whitehead si trasforma nella storia di un ragazzino che ha avuto solo la sfortuna di accettare un passaggio dalla macchina sbagliata.
Che senso ha parlarne, che senso ha fare un caso della storia di Elwood e delle decine di corpi sepolti in un luogo-non-luogo come il riformatorio Dozier?
«L’ho fatto da artista con il senso di responsabilità di un cittadino, che ha l’esigenza di sapere la storia del proprio paese[...] La letteratura non può cambiare ciò che è stato o fare giustizia, ma ha il potere del racconto»

("I ragazzi della Nickel”: intervista a Colson Whitehead, di Gabriele Santoro - MinimaetMoralia, 15 ottobre 2019)
Cosa dire poi di D. Hunter, autore di "Chav"?
Già lo sento dire che è una storia cruda, che è una povera anima a cui gliene sono successe troppe.
"La prima volta che ho fatto sesso per denaro avevo dieci anni, l'ultima volta ne avevo quindici. Per tre anni è stata la principale fonte di reddito a casa di mia madre, prima di diventare più abile nello spaccio e nei furti."
("Chav - Solidarietà coatta", D. Hunter, Alegre, 2020, trad. Alberto Prunetti)
È che, quando vengono raccontate le vite altrui, soprattutto certe vite, c'è sempre qualcuno pronto ad avanzare eccezioni.
Come le mele marce nella polizia, guardacaso, spuntano continuamente quando si parla di vite violentate, ma sembrano non c'entrare niente.

Quel 25 aprile del 2020

Non dimenticherò facilmente questo 25 aprile. Per tutta la mattina gli elicotteri hanno girato sopra i palazzi, proprio oggi, proprio quest'anno in cui non c'era nessuna manifestazione. Mettere paura, soggezione, timore. Sempre.
 
 
Ma alle 15, puntuali, prima timidamente poi come una vera e propria valanga ci siamo fatti sentire dai nostri palazzi, dalle nostre case, con la radio, con gli stereo, pure coi telefonini.
"Bella ciao" cantata da ogni balcone, quel modo di cantare che finora avevamo visto solamente in altri paesi in segno di solidarietà verso l'Italia.
E oggi quel modo è diventato il nostro.
 
Chiamala 25 Aprile 2020, chiamala Liberazione 2.0, chiamala "fare di necessità virtù", ma ci siamo affacciati ognuno delle proprie porte e dalle finestre, ci siamo salutati, ci siamo sorrisi.
Niente a che vedere con le canzoni delle 18, con l'insulsa melensaggine del tirarsi su il morale per sentirsi morire meno, non una occasione per scordare il coronavirus: questo è il 25 aprile, la nostra festa, non ce la toglie nessuno.
 
Il bello ancora non era arrivato. Un altoparlante, prima lontano poi sempre più vicino, le parole a formare un discorso impostato ma che non riusciamo a comprendere per la distanza. Allora ci siamo guardati in tanti, sbalorditi, e siamo usciti per capire cosa stava accadendo. Ci aspettavamo una manifestazione non autorizzata ma era ancora meglio: dal terrazzo della casa occupata gli altoparlanti hanno cominciato di nuovo con Bella Ciao e poi con altre canzoni partigiane, le bandiere illuminate dal sole e mosse dal vento. Guardavamo in alto e di nuovo ci siamo sorrisi e guardati e salutati. Abbiamo alzato il pugno per dirci chi eravamo e con chi stavamo: io sto con te, io ti riconosco e so che tu sei me.
Se c'è una cosa che posso dire di questo 25 Aprile 2020 è una sola: abbiamo vinto!
 
 
Poi vi racconterò anche di quando uno si è affacciato al balcone dicendo "tornate a casa, siete tutti per strada!"
E uno dalla strada gli ha fatto: "ma tu chi sei, un'autorità?"
"No"
"E allora non rompere il cazzo!"