lunedì 8 giugno 2020

Quel 25 aprile del 2020

Non dimenticherò facilmente questo 25 aprile. Per tutta la mattina gli elicotteri hanno girato sopra i palazzi, proprio oggi, proprio quest'anno in cui non c'era nessuna manifestazione. Mettere paura, soggezione, timore. Sempre.
 
 
Ma alle 15, puntuali, prima timidamente poi come una vera e propria valanga ci siamo fatti sentire dai nostri palazzi, dalle nostre case, con la radio, con gli stereo, pure coi telefonini.
"Bella ciao" cantata da ogni balcone, quel modo di cantare che finora avevamo visto solamente in altri paesi in segno di solidarietà verso l'Italia.
E oggi quel modo è diventato il nostro.
 
Chiamala 25 Aprile 2020, chiamala Liberazione 2.0, chiamala "fare di necessità virtù", ma ci siamo affacciati ognuno delle proprie porte e dalle finestre, ci siamo salutati, ci siamo sorrisi.
Niente a che vedere con le canzoni delle 18, con l'insulsa melensaggine del tirarsi su il morale per sentirsi morire meno, non una occasione per scordare il coronavirus: questo è il 25 aprile, la nostra festa, non ce la toglie nessuno.
 
Il bello ancora non era arrivato. Un altoparlante, prima lontano poi sempre più vicino, le parole a formare un discorso impostato ma che non riusciamo a comprendere per la distanza. Allora ci siamo guardati in tanti, sbalorditi, e siamo usciti per capire cosa stava accadendo. Ci aspettavamo una manifestazione non autorizzata ma era ancora meglio: dal terrazzo della casa occupata gli altoparlanti hanno cominciato di nuovo con Bella Ciao e poi con altre canzoni partigiane, le bandiere illuminate dal sole e mosse dal vento. Guardavamo in alto e di nuovo ci siamo sorrisi e guardati e salutati. Abbiamo alzato il pugno per dirci chi eravamo e con chi stavamo: io sto con te, io ti riconosco e so che tu sei me.
Se c'è una cosa che posso dire di questo 25 Aprile 2020 è una sola: abbiamo vinto!
 
 
Poi vi racconterò anche di quando uno si è affacciato al balcone dicendo "tornate a casa, siete tutti per strada!"
E uno dalla strada gli ha fatto: "ma tu chi sei, un'autorità?"
"No"
"E allora non rompere il cazzo!"

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