venerdì 3 maggio 2013

L'Europa in metropolitana, ovvero...dove sarò tra 10 anni e tra 10 fermate?

Difficilmente negli ultimi tempi posso dire di essere stato contento di leggere un articolo di giornale.
Sicuramente ho letto tanti articoli che offrono buone analisi della nostra società, della situazione politica italiana e anche alcuni casi di buon giornalismo investigativo (1).
Sono cioè articoli che mi hanno fatto capire cosa accade veramente intorno a me, che mi hanno aiutato a inquadrare una situazione o che, più semplicemente, mi hanno portato a dire: <<Ehi, non sono solo sull'universo! C'è qualcuno che la pensa come me!>>.

Però, da qui a dire di essere contento per un articolo, ce ne passa!

Io sono fondamentalmente un romantico: non leggo romanzi d'amore e non attacco lucchetti sui ponti, se non per la mia bicicletta...però ho ancora qualche ideale, di quelli che avevo fin da bambino. E, pur essendo pessimista di natura, credo che ci sia qualcosa di buono nel futuro...e ancor di più fuori da questo paese! (2)
Tra questi ideali c'è stata l'idea di Europa, della mia Europa: viaggiare liberi da una parte all'altra, poter imparare e lavorare in una città totalmente diversa dalla mia, conoscere persone. Sì, detta così sembra una scena di un film di Nanni Moretti, ma ho sempre creduto nella possibilità di poter condividere idee ed esperienze e applicarle in altri contesti. Programmi come TGREuropa e altre rubriche della Rai sono stati di compagnia il sabato mattina (un'oretta buona senza studiare quando il prossimo esame è di lì a pochi giorni).
Cosa è rimasto di questo sogno? Cosa è rimasto del mio sogno?
Dentro di me,tanto! Intorno a me, molta sfiducia, odio e paure!
Pensiamo all'Europa come "solo tasse e disoccupazione" (per citare un pezzo dei Litfiba, ma sono almeno 30 anni che si sente in giro).
Ma quello che secondo me è peggio, è quella paura che ha portato una buona metà della popolazione europea, di qualunque credo politico e origine sociale, ad essere antieuropeista.
Non parlo solo delle ultime dichiarazioni cerchiobottiste di questo o quel politico, che prima ti dice <<Fuori dall'Europa>> e dopo <<rimanere in Europa, ovviamente, ma con le opportune garanzie e i giusti doveri per tutti>>...e altre amenità che accarezzano l'elettore e fanno guadagnare quello zerovirgola nei sondaggi.
Mi riferisco a quello che vedo intorno a me: negozi che vendono prodotti italiani, perchè è giusto, è meglio, abbasso le fregature straniere, viva la nostra qualità...senza domandarci quanto spendiamo per salvare quell'azienda che per elementari regole di mercato dovrebbe essere morta e sepolta, senza pensare se le mani che hanno confezionato quel prodotto siano italiane o sporche di sangue.
Sappiamo che la caduta dei confini e la moneta unica non hanno portato con loro nessuna altra unione e che i paesi a cui si guardava come esempi, come il Benelux, i paesi scandinavi, sono sempre più divisi anche al loro interno e sempre più protezionisti.
Ed eccoci allo spunto per questo mio post: Håpet om Europa, un articolo apparso su Fædrelandsvennen, un giornale norvegese, scritto da Antonella di Lorenzo.
Ebbene sì: giornale norvegese, autrice italiana!
Sfida qualsiasi luogo comune già con questi due particolari: due mondi, il sud e il nord Europa, visti da sempre come lontani per tradizioni, cultura, conformazione della società.
Ma proprio leggendolo (3) si sfonda il vero luogo comune, che vuole gli europei, soprattutto i giovani europei, senza sogni e speranze per il futuro, per il futuro della loro Europa.
Antonella ci parla di un viaggio in metropolitana nella città in cui abita, Roma, famosa per essere la capitale con il sistema di trasporto metropolitano e di superficie più inadeguato che ci sia per una capitale degna di questo nome!
Antonella ci dice che non cede in modo troppo ottimista ai suoi sogni: quando pensa al suo futuro lo fa in modo più cinico e realista. Che se il livello di un paese si misura sulla base del sistema di trasporto, la nostra situazione non è delle migliori e sembra non voler migliorare.
Però alla fine, Antonella pensa che ci sia ancora la possibilità, in futuro, di arrivare da quella metropolitana così disorganizzata, in un'altra città, in un altro paese.
E tutto questo abbattendo muri e confini burocratici, usando una moneta unica e riuscendo a convivere tra culture diverse. Non ad essere di passaggio, ma proprio a convivere tra mondi culture diverse!
Mi domando solo una cosa: noi italiani, maestri nell'arte delle divisioni culturali, abitanti di un paese in cui prima di vedere alle differenze tra Nord e Sud dovremmo concentrarci sui sospetti e la sfiducia che abbiamo verso chi abita in un paese o in valle a 2 chilometri di distanza, dove "quelli lì" sono strani perchè chiamano quel piatto in un'altra maniera o parlano con una vocale più aperta...noi, con questa nostra esperienza, così provinciale ma anche così regionale, non dovremmo forse riuscire a capire meglio questa Europa così divisa e a contribuire al suo miglioramento?
Sì, è vero, oggi sono troppo ottimista...e contento!
Note
(1) Giornalismo investigativo nell'accezione nobile e impegnata del termine. Il punto di colore dei colpi di sole di Britney Spears o le foto del costume ascellare della Marcuzzi vanno catalogate come gossip - cosaleggodalparrucchierementreparlodellecornadicarloecamilla.
(2) Siete mai stati fuori da questo paese? Non guardatevi intorno, quella è casa vostra. E non rispondetemi cose tipo <<Sì, sono stato a Sharm El Sheik e sono stato tre giorni a Parigi, ho fatto pure un tour guidato al Louvre>> oppure <<Fuori fuori no, però ho girato la provincia>>. L'Erasmus può essere una buona risposta, ma se non vi siete mai messi seduti in un bar a prendere il caffè "che hanno loro" o mangiato "quella schifezza che loro vendono per strada".
(3) Intendiamoci, non so parlare il norvegese, anche se due-tre paroline di norsvedese le conosco.

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